PILI: COMMISSARI TIRRENIA CONFERMANO, PRONTI AD IMPUGNARE FUSIONE CON MOBY

DA ANTITRUST E MINISTERO ALTRE CONFERME SU FARO ACCESO CONTRO OPERAZIONE

“Tutto confermato: i commissari straordinari di Tirrenia impugneranno la fusione con Moby mentre l’agcom e il ministero accendono i riflettori sull’operazione. A confermare la mia denuncia di una settimana fa è la rivista specializzata Ship2Shore che ha poco fa rilanciato la notizia riportando affermazioni circostanziate su quanto sta avvenendo nell’ambito dell’operazione Moby Tirrenia. Secondo la rivista “questa circostanza non è stata smentita né del dicastero romano né dall’Agcm. Dal dicastero romano guidato da Danilo Toninelli fanno sapere che “il dossier è allo studio”. A questo, prosegue la rivista conferma la denuncia con la quale avevo affermato che “i commissari liquidatori della Tirrenia in amministrazione straordinaria (la bad company scorporata al momento della vendita dell’ex compagnia pubblica passata a Moby nel 2012) starebbero valutando l’esigenza di impugnare questa fusione “perché verrebbe meno la garanzia originaria dei 180 milioni di euro, il debito (per l’acquisto della società) ancora non pagato. I commissari se non lo facessero rischierebbero in solido”. “Una circostanza, anche questa - rileva il sito specializzato - che appare più che probabile. Una fonte molto vicina proprio ai commissari conferma infatti a Ship2Shore che, “nella misura in cui la fusione tra Moby e Cin possa essere considerata di pregiudizio per i creditori dell’amministrazione straordinaria di Tirrenia, e comunque disallineata rispetto agli impegni a suo tempo assunti dall’acquirente del compendio, è lecito supporre che qualche iniziativa verrà assunta”.

Lo ha detto poc’anzi il leader di Unidos Mauro Pili divulgando ulteriori conferme su quanto sta avvenendo intorno alla fusione Moby Tirrenia.
“Dunque le fandonie raccontate in questi giorni dal gruppo Moby Tirrenia su vantaggi per la Sardegna – ha proseguito Pili - non solo sono totalmente destituiti di fondamento ma l’operazione messa in campo è solo funzionale a propri interessi e non certo quelli della continuità territoriale. E su questa fusione si nasconde un’operazione tutta finanziaria pericolosissima per il futuro del sistema della libera concorrenza e della continuità territoriale. La fusione tra Moby e Tirrenia significherebbe far arrivare soldi freschi a Onorato, altri 73 milioni di illegale contributo di Stato, e dall’altra lasciare allo Stato una “stecca” da 180 milioni di euro non pagati per l’acquisto di Tirrenia, comprese le sue navi.
Questa vicenda ha le ore contate, i tribunali e lo stesso governo non potranno fare diversamente e i provvedimenti non potranno tardare ad arrivare. Bloccare l’erogazione dei 73 milioni a Tirrenia e sequestrare i 180 milioni di euro di debiti non pagati – ha detto Pili - è un atto dovuto sul quale pesano gravi responsabilità non solo patrimoniali ma anche penali”.
“La richiesta che l’antitrust ha inviato al ministero dei trasporti di chiarimenti sulla vicenda fusione è la dimostrazione che l’operazione è tutt’altro che legittima. Nel carteggio sarebbe finita anche una nota riservata dove negli anni passati l’Antitrust avesse negato in modo netto la fattibilità di fusioni societarie di tale entità nell’ambito del cabotaggio marittimo. Anche la stessa Unione europea ha chiesto di incontrare rapidamente il governo sulla vicenda e non è da escludere che tale incontro possa avvenire già nei prossimi giorni. Il governo si esprima rapidamente, senza perdere altro tempo su questa vicenda, prima che si pregiudichino crediti e navi. E in molti siano chiamati a risponderne anche patrimonialmente” – ha concluso Mauro Pili.