Monteponi, cento anni fa era come il Lingotto di Torino.
Senza Monteponi, però, non ci sarebbe stato il Lingotto e forse nemmeno la Fiat.
Quando la Galena sembrava un minerale irraggiungibile nelle viscere della terra ci pensarono i diecimila minatori di Iglesias e dintorni a risolvere il problema. Gallerie per centinaia di chilometri di estensione e centinaia di metri di profondità. Ingegneria e tecnica, sacrifici e vite umane. Villaggi nati sulle antiche vestigie di Monte Paone. Albori minerari incisi nell'anno del Signore 1324.
Per abbattere i costi di trasporto nel 1870 fu inaugurata una linea ferroviaria lunga 22 km fino alla costa di Gonnesa, dove sarebbe sorto un porto d'attracco in onore dell'allora presidente, Carlo Baudi di Vesme.
La montagna al contrario di galena argentifera innalzava le quotazioni della miniera di Monteponi. Nacque in quel momento un villaggio unico nel suo genere. Divenuto simbolo e vessillo, industriale e architettonico, ingegneristico e paesaggistico.
Fu realizzato un borgo di pregio per scavare piombo e zinco, roba d'altri tempi! Efficienza e qualità.
Lo skyline diventa da ogni prospettiva segno identitario, simbolo di prosperità e ingegno.
Nascono le laverie semimeccaniche Nicolay e Villamarina oltre al Pozzo Vittorio Emanuele. Nel 1865 il principato di Monteponi ha la sua Reggia Mineraia, quel Palazzo Bellavista che dall'alto domina tutto il bacino metallifero dell'Iglesiente.
Poi il sogno si infrange. Il capitale avanza, la miniere chiude.
Resta un patrimonio straordinario. Da rifunzionalizzare e reingegnizzare. Da salvare, prima di tutto. Strapparlo dall'incuria e dall'abbandono, dal vuoto cosmico al degrado.
Dal 1985 in poi la chiusura avanza e il patrimonio si svuota. Monteponi da appendice urbana si trasforma in desolato villaggio di un'epopea scomparsa nel nulla.
Nel 1993, per i casi della vita, divento Sindaco di Iglesias. A 26 anni. Con il pallino della Disneyland mineraria. Provocazione per far capire quanto fosse grande e immenso quel patrimonio. Mi sforzavo di far capire che non poteva finire sotto una campana di vetro. Che non bisognava trasformare tutto in un museo, ma che bisogna far vivere quei villaggi, sul piano culturale e turistico.
I ragazzi a studiare e promuovere ricerca, i turisti a sgranare occhi e vivere emozioni, nell'entroterra più profondo.
Mi sbatto come mai, convinto come sono che le radici della civiltà mineraria sarebbero fondamentali per costruire un nuovo progetto di sviluppo e crescita.
Convinco Pasquale Mistretta, rettore dell'Università di Cagliari a decentrare l'Ateneo. Nel cuore del villaggio minerario, nasce l'Università di Monteponi.
Il villaggio dopo vent'anni di silenzio riprende a vivere. Pianifico il grande progetto di riconversione. Paolo Savona, ministro dell'industria, mi ascolta. Gli chiedo le risorse per pianificare la nuova primavera.
Ogni stabile un futuro. Ogni villaggio una missione. Monteponi, scienza e cultura, congressi e turismo.
Decine di stabili vengono finanziati nel piano della ex L.221. Concerti, spettacoli, rassegne.
Chiedo di acquisire il patrimonio e di agire. La Regione è sorda e cieca. Mi considerano incontrollabile, fuori dalle logiche.
Recupero tutto quello che posso. Collaborazione assoluta con Miniere Iglesiente, la società che gestisce il patrimonio.
La ruota gira, nel 1999 e poi nel 2001, i casi della vita mi portano alla presidenza della Regione. I progetti si moltiplicano, da Porto Flavia alla Grotta di Santa Barbara, da Bellavista agli stabili a monte del Villaggio destinati al grande archivio minerario.
Trovo le risorse anche per realizzare il palazzo dei congressi nel cuore della miniera. Dentro l'impianto elettrolisi. Da bonificare e restituire al suo antico splendore architettonico.
Si fa l'appalto. Iniziano i lavori. La mia presidenza si conclude anzitempo per gli agguati di palazzo. L'impresa fallisce. I lavori si fermano. La Regione che viene dopo, blocca tutto e fa sparire i soldi.
L'araba fenice resta cenere.
Negli anni non ho perso il vizio. Sopralluogo nel villaggio di Monteponi. Qualche anno fa notai cedimenti importanti. Lanciai l'allarme: Salviamo la Civiltà mineraria.
Silenzio, menefreghismo, diffuso e persistente.
Ieri sono tornato a Monteponi. Lo scenario che mi staglia all'orizzonte è radicalmente mutato. La linea d'orizzonte del villaggio è mozzata come non mai. I timpani e i tetti dei fabbricati più importanti sono crollati, sciolti come neve al sole.
Con il profondo silenzio di tutti.
Eppure stiamo parlando di un villaggio insignito del titolo di patrimonio universale, parco geominerario. Simbolo di storia, civiltà, architettura e paesaggio. Unesco docet.
Eppure c'è una legge dello Stato italiano che annovera i beni minerari tra i beni culturali da tutelare, proteggere, salvaguardare da degrado e distruzione.
Invece niente. Le soprintendenze rompono le scatole per una recinzione mal fatta, per una finestra difforme e non si accorgono che sta franando un'intera civiltà.
Un patrimonio immenso che se ne va. E quando le radici cedono, quando lasciano il passo alla distruzione, anche l'albero muore.
Hanno chiuso l'università, gli stabili recuperati sono desoltamente blindati, i giovani sono spariti, turisti non se ne fanno arrivare.
So che non sarebbe il mio compito quello di denunciare, di perseguire i responsabili, individuare le responsabilità di tale misfatto.
Non posso fare diversamente. Oggi ho depositato un nuovo atto: interpellanza al presidente del consiglio dei ministri.
Responsabilità e reati!
Nelle prossime ore invierò un dossier-denuncia alla procura. Non contro ignoti.
Le immagini della devastazione non restino archivio di quel che fu.
Serve uno scatto d'orgoglio, per ridare linfa all'identità di una comunità, alla storia che può diventare straordinaria linfa per il futuro.
Sarà una campagna di primavera importante, difficile.
Per riaccendere le coscienze, prima che la polvere si impossessi anche del nostro futuro.
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ecco l'interpellanza integrale agli atti della Camera
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
il codice dei beni culturali, all'articolo 10, dispone che: «1. sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, 3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13 [...] h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico»;
nella parte seconda del codice richiamato, all'articolo 13 è disciplinata la dichiarazione dell'interesse culturale: «1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell'interesse richiesto dall'articolo 10, comma 3. 2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui all'articolo 10, comma 2. Tali beni rimangono sottoposti a tutela anche qualora i soggetti cui essi appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica;»
nelle successive modificazioni, tale sussistenza appare evidente nelle dichiarazioni proposte dall'Unesco rispetto alle aree, ai patrimoni, materiali e immateriali, dichiarati patrimonio dell'Umanità;
appare evidente dunque che l'intero compendio minerario dell'Iglesiente, con particolare riferimento alla città di Iglesias rientri a pieno titolo tra i beni considerati beni culturali, con le conseguenti implicazioni di tutela e valorizzazione;
nella fattispecie si segnala, con la necessaria preoccupazione e con articolata denuncia che, a giudizio dell'interpellante non sono state adottate tutte le misure necessarie per la tutela e la protezione di questo immenso patrimonio culturale, archeologico, architettonico e ambientale paesaggistico;
sin dal 1994 numerosi interventi sono stati intrapresi per la tutela e il recupero di tale immenso patrimonio, con la realizzazione di circuiti museali, scientifici e culturali;
dal 2006 ad oggi nessun intervento è stato finanziato e tanto meno avviato per salvaguardare il patrimonio suddetto;
l'interrogante ha compiuto nei giorni scorsi un approfondito sopralluogo nelle aree della miniera di Monteponi, nel comune di Iglesias, villaggio minerario di grande rilievo storico e architettonico, scientifico e archeologico;
lo scenario è raccapricciante considerati gli innumerevoli crolli che stanno devastando l'intero paesaggio e lo stesso patrimonio archeologico;
per quanto consta all'interrogante si tratta di un vero e proprio disastro senza precedenti con il crollo di decine di facciate e coperture, con la distruzione non solo degli edifici di rilievo storico, avendo non meno di 100 anni di vita, ma anche architettonico;
l'articolo 160 del codice dei beni culturali dispone l'ordine di reintegrazione;
in particolar modo con tale articolo è disposto che: 1. se per effetto della violazione degli obblighi di protezione e conservazione stabiliti dalle disposizioni del capo III del Titolo I della parte seconda del suddetto codice, il bene culturale subisce un danno, il Ministero ordina al responsabile l'esecuzione a sue spese delle opere necessarie alla reintegrazione. 2. Qualora le opere da disporre ai sensi del comma 1 abbiano rilievo urbanistico-edilizio l'avvio del procedimento e il provvedimento finale sono comunicati anche alla città metropolitana o al comune interessati. 3. In caso di inottemperanza all'ordine impartito ai sensi del comma 1, il Ministero provvede all'esecuzione d'ufficio spese dell'obbligato. Al recupero delle somme relative si provvede nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato. 4. Quando la reintegrazione non sia possibile il responsabile è tenuto a corrispondere allo Stato una somma pari al valore della cosa perduta o alla diminuzione di valore subita dalla cosa. 5. Se la determinazione della somma, fatta dal Ministero, non è accettata dall'obbligato, la somma stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, uno dall'obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate dall'obbligato;
il capo III protezione e conservazione dispone misure di protezione; l'articolo 20 disciplina gli interventi vietati: 1. i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione –:
se non ritenga il Governo di dover valutare per quanto di competenza e con somma urgenza i danni ulteriori e gravi accorsi al patrimonio minerario con particolare riferimento a quello della città di Iglesias, del compendio di Monteponi e dell'area dell'impianto elettrolisi;
se e quale uso sia stato fatto del finanziamento statale relativo al recupero e realizzazione nell'area ex elettrolisi di un centro congressi polifunzionale;
se non ritenga di assumere iniziative per approfondire l'entità e le cause di tali danni per procedere ad un intervento per garantire una piena tutela del patrimonio archeologico in questione. (2-01695) «Pili».