IDENTITA' E RADICI PROFONDE, NON PROVETTE

Perdasdefogu, radici non semplici provette. La storia genetica di un Popolo, un caseggiato chiuso e abbandonato, sede del Parco Genos. A due passi il jet che segna il confine di Stato.

In questa terra violata e violentata le contraddizioni sono lì, impresse a fuoco, su un paesaggio mozzafiato. Da una parte l'anima più autentica di un Popolo, la sua ineguagliabile natura e dall'altra l'imposizione di Stato.

E poi quelle radici genetiche fattesi provetta, ora trafugate per chissà quale meta. Certo, indaga la Procura. Ma serve di più. Serve non stare in silenzio. Serve avere la capacità di reagire. Anche solo con la propria personale indignazione. Non accettare tutto come se fossero disgrazie dovute.

Capita di tutto a questa nostra terra, ostaggio della nostra rassegnazione. Rivolgiamo le mani al cielo come se la divina provvidenza ci avesse condannato.

In realtà è l'esatto contrario.

La genetica ci ha riservato cromosomi esclusivi, che tutti avrebbero voluto studiare e isolare e che, invece, ci siamo fatti rubare con indifferenza e silenzio.

La natura ci ha riservato paesaggi inediti e irripetibili, e noi li abbiamo ceduti per devastanti giochi di guerra.

Quelli che ci sono rimasti non li valorizziamo come dovremo e con quella scusa vorrebbero imporci altre servitù.

Il nostro futuro non dipende dalla divina provvidenza! Dipende solo dai Sardi.

E' il nostro coraggio, quello di un Popolo intero, che deve difendere e valorizzare ciò che la divina provvidenza ci ha donato.

Non servono scuse, serve la capacità di reagire e di indignarsi.

Serve la forza di traguardare nuovi orizzonti, nuove scommesse che sappiano mettere al centro del nostro futuro il nostro patrimonio più grande: il Creato della Sardegna, dalla natura alle radici genetiche del nostro Popolo.

E' scommessa alta, impegnativa, scevra da ricatti e condizionamenti, da prebende e carriere, lontana da logiche di destra e sinistra.

Non chiedetemi se ne vale la pena. Rivolgiamo, piuttosto, una sola domanda alla nostra coscienza: è giusto stare a guardare?

Amo ripetere: se ognuno di noi pensa al proprio orticello, quando avanza il deserto, deve sapere che prima o poi quel deserto che avanza cancellerà anche il nostro orticello.

E' per questo che tutti insieme dobbiamo fermare il deserto, non solo in senso figurato.

Il degrado dell'ambiente va fermato con nuove piante e nuova linfa, i terreni incolti devono essere irrigati e resi produttivi.

Guardate la magnificenza di questa nostra terra e contemplatela.

Dopo, però, chiedetevi perchè siamo rassegnati, nonostante tanta grandezza intorno a noi.

Serve reagire. Serve la testa alta per traguardare nuovi orizzonti, serve la schiena dritta per non piegarsi ai soprusi di Stato o di faccendieri vari.

Aver venduto e poi rubato quelle provette con le nostre radici più profonde non è una maledizione! E' il nostro silenzio il maggior responsabile.

Non chiedetemi se ne vale la pena, se abbiamo speranze!

Ho una sola certezza: ogni Sardo che ama la propria terra, la propria storia, l'identità del suo Popolo ha il dovere di reagire.

Difendere la propria terra, le sue radici, non deve essere solo un dovere, deve essere anche un piacere immenso.

Questa sfida non può annoverare rassegnati e catastrofisti.

Per una Sardegna più libera, più forte e coraggiosa servono donne e uomini che non si vendono, che non guardano in faccia ai poteri forti, che sanno rinnegare quelle consunte e tribali divisioni tra destra e sinistra.

Serve, insomma, un Popolo che crede in se stesso.

A schiena dritta, testa alta. Unidos