LA PROPOSTA DI UNIDOS PRESENTATA STAMANE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
BASTA SPECULAZIONI, IN AMERICA PECORINO A 30 EURO/KG, IN SARDEGNA A 7 EURO
CAMBIO DI ROTTA NEGLI STATI UNITI: CROLLA IL PECORINO DA GRATUGGIA, CRESCE IL PECORINO DA TAVOLA LA SARDEGNA STA A GUARDARE
“Subito una vera e propria Autority per il settore lattiero caseario ovi-caprino per la certificazione di qualità e quantità, capace di regolare la produzione di punta e ridurre al massimo la differenza con i prodotti diversificati. Promuovere un piano strategico per diversificare i prodotti in funzione di nuovi mercati, da ampliare e rafforzare, attivare urgentemente ogni utile e inderogabile azione di tutela rivolta al Pecorino Romano, sotto attacco nazionale e internazionale e delle altre due DOP (Pecorino Sardo e Fiore Sardo. L’organismo interprofessionale, elefantiaco e lento, sorto in Sardegna è inadeguato a svolgere la funzione di strumento regolatore del sistema serve con urgenza una Autority, terza, al di sopra delle parti, non di mediazione ma di certificazione, di quantità e qualità indispensabili per pianificare e governare le produzioni. Un’Autority antispeculazione, capace di regolare in modo scientifico la domanda e l’offerta del sistema lattiero caseario sardo”.
La proposta per affrontare senza ulteriori indugi e perdite di tempo la grave crisi del sistema lattiero – caseario della Sardegna è stata presentata dal deputato di Unidos Mauro Pili con una risoluzione in commissione e anticipata stamane in aula nel corso del faccia a faccia con il governo sul settore lattiero caseario.
“Questo governo e la Regione Sarda si stanno rendendo complici di una crisi senza precedenti del settore più importante della Sardegna. Occorrono risposte urgenti e non più derogabili – ha detto Pili intervenendo in replica al governo. Non è più tempo di chiacchiere o gratuite promesse referendarie. Il governo ha il dovere e l’obbligo di bloccare le speculazioni in atto sul settore lattiero caseario. Il ministro deve impugnare la registrazione di marchi che hanno un solo obiettivo imitare, contraffare, manipolare il marchio del Pecorino Romano, in Italia e nel mondo provocando un danno imponente. Il prezzo del latte ovino sta raggiungendo una quotazione di 0,50 euro/litro, che riflette solo in parte la grave speculazione in atto e nelle stesso frangente – ha denunciato Pili - il Pecorino Romano viene svenduto in Sardegna a 6/8 euro e viene rivenduto su scala nazionale e americana a 25/40 euro al kg. In Sardegna il formaggio viene pagato troppo poco perché si afferma che ce ne sia troppo, negli Stati Uniti lo pagano molto perché dicono che ce n’è poco. Nessuno persegue e pianifica l’incontro tra la domanda e l’offerta, anzi, qualcuno fa di tutto per speculare e mortificare il sistema, tenendo sul filo del fallimento l’intero mondo agropastorale”.
“Il mercato americano – ha detto Pili - si è ridimensionato di un ulteriore -5,2%. Si tratta di un mercato che acquista il 64% del pecorino italiano inviato all'estero. Occorre prefissare un quantitativo di latte da destinare al formaggio di punta, in questo caso il pecorino Romano. Se ne deve produrre sempre e solo quello necessario a mantenere elevato il valore della produzione, senza mai alterare il valore commerciale del prodotto di punta, con il restante quantitativo di latte prodotto occorre orientare la diversificazione ad altre nicchie e nuove potenzialità. Va, quindi, intercettata l’evoluzione dei mercati. Il mercato americano è, per esempio, in profonda evoluzione e tutti, in Sardegna e non solo, continuano ad ignorarlo, lasciando spazio a qualche multinazionale organizzata che sta occupando spazi del Pecorino. Nel 2016 il mercato a stelle e strisce registra una riduzione minima ma pur sempre significativa dell’import di formaggi pecorino, (-3,2% rispetto al periodo gennaio-agosto del 2015). Quel che sorprende è l’aspetto qualitativo della domanda, con dinamiche totalmente contrapposte. L’import USA di pecorini da grattugia nel 2016 ha registrato una netta diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2015. La flessione è stata del 17,5% e ha interessato principalmente l’Italia (-25%). A trarne beneficio sono state principalmente Spagna e Francia per le quali si registra un aumento in volume rispettivamente del 29,8% e del 3%. Si consuma meno “pecorino da grattugia”, quindi pecorino prodotto in Sardegna, tanto che l’Italia ha perso il 25%, mercato però conquistato dalla Spagna e dalla Francia, che evidentemente hanno saputo collocare con più efficacia commerciale il proprio prodotto negli Stati Uniti. Crescono le importazioni USA di “pecorini non da grattugia”, che hanno registrato nel 2016 un aumento del 27,5% rispetto ai primi otto mesi del 2015. La Spagna, che fino a qualche anno fa era il paese leader di questo segmento, ha perso ulteriormente terreno (-3,1% variazione tendenziale) con una quota di mercato pari al 20%, principalmente a favore dell’Italia, la quale ha acquisito la leadership con una fetta di mercato del 40% sul totale commercializzato. Nell’ultimo anno le forniture dall’Italia sono più che raddoppiate in volume + 143% rispetto allo scorso anno, stimolate da un significativo calo del valore medio unitario rispetto ai prezzi del 2015 (-5,3%)”.
“Il pecorino romano – ha proseguito Pili - è divenuto un prodotto speciale di qualità, non più da grattugia ma da tavola. E occorre fare in fretta per intercettare questa nuova grande opportunità, anche economica”.
“Occorre azzerare le scorte e serve la volontà politica per farlo, ma non sono più sufficienti solo provvisorie ed effimere soluzioni politiche, tantomeno per la definizione del prezzo del latte. Occorre esplorare nuovi mercati, orientare meglio le produzioni. Si registrano troppe contraffazioni, imitazioni, che stanno invadendo il mercato americano a scapito delle produzioni sarde e governo e regione stanno a guardare, anzi in alcuni casi il ministero è complice”.
“Infine,- ha concluso Pili - occorre perseguire politiche tese al miglioramento genetico del bestiame, incrementare l’autoproduzione di mangimi e foraggi proprio per le condizioni insulari della Sardegna e promuovere un grande piano di comunicazione per la promozione del prodotto “Pecorino Romano” e i prodotti del settore nel mondo. Continuare a stare fermi significa distruggere il settore proprio quando si intravvedono importanti occasioni di rilancio”.