PILI, NORD SARDEGNA, DIGHE SVUOTATE PER FORAGGIARE IL BUSINESS DELLE BIOMASSE

LO SCANDALO DELLA NURRA: IN TRE ANNI RADDOPPIATE LE PIANTAGIONI DI MAIS PER PRODURRE BIOMASSE

IRRIGATI 300 ETTARI DI EUCALIPTO DI UNA SOCIETA’ SPAGNOLA

“Milioni di metri cubi d’acqua sottratti alla vera agricoltura per foraggiare il business delle energie rinnovabili. Centinaia di ettari di colture di mais le cui produzioni finiscono dritte dritte nei biodigestori perla produzione di energia. Negli ultimi tre anni nella Nurra è stranamente raddoppiata la produzione di mais e Il risultato è davanti agli occhi di tutto: nella Nurra non c’è più acqua per allevamenti e agricoltura produttiva. Il circuito è perverso: si usano terreni e risorse irrigue per produrre mais che esce dalla catena agroalimentare per finire nel circuito energetico, anch’esso foraggiato da incentivi di ogni genere. Una morsa sempre più grave in tutta l’isola ma che ha la punta avanza nella grave crisi idrica della Nurra. I dati sono devastanti. L’agricoltura muore sotto il peso della siccità e nel frattempo proliferano i biodigestori funzionali alla produzione di energia elettrica attraverso le biomasse prodotte dai terreni agricoli irrigati a piene mani dall’acqua che doveva essere destinata all’agricoltura funzionale alla filiera agroalimentare. Il dramma che vive la Nurra fa emergere un vero e proprio sistema delle biomasse totalmente illegale, visto che vi è una chiarissima sovrapposizione di incentivi agricoli ed energetici che stanno mettendo l’agricoltura sotto un ricatto infinito che genera un vero e proprio nodo scorsoio per l’intero sistema produttivo agricolo-zootecnico”.

Lo ha denunciato in commissione ambiente della Camera il deputato di Unidos Mauro Pili che ha citato il caso della Nurra e del business incontrollato sulle biomasse a scapito del sistema agricolo. Nel corso dell’indagine della commissione il deputato di Unidos ha sollecitato verifiche e interventi nazionali e regionali per bloccare questo vortice che rischia di distruggere il sistema agricolo. I delegati della presidenza della Regione hanno dovuto ammettere il gravissimo problema e hanno affermato che si sta cercando di studiare un intervento urgente per limitare il grave danno sul piano idrico e agricolo.

“Da qualche anno a questa parte, con la punta dell’icerberg in questa stagione irrigua, si è indiscriminatamente visto il proliferare dei biodigestori ai fini della produzione di energia elettrica da biomassa. Al biodigestore, come peraltro già da tempo stabilito dallo stesso Assessorato all'Industria, poteva e doveva essere conferito soltanto il materiale di scarto delle produzioni agricole salvando, dunque, il prodotto commercializzabile ed inoltrabile alla filiera agroalimentare. Domanda: esistono prodotti "migliori" degli scarti delle lavorazioni da immettere nei biodigestori al fine di ottimizzare la produzione di energia? Certo che sì: il mais e l'eucalipto. Dalla fine del 2013, contestualmente all'avvio della messa in esercizio dei biodigestori nel territorio sardo, nei Consorzi di Bonifica dove sono presenti biodigestori, si è registrato l’aumento delle richieste di Mais di quasi il 50% e, novità assoluta, l’irrigazione ex novo degli eucalipto come piante forestali. Al Mais, in alcuni casi, si riesce a fargli fare un doppio ciclo colturale se impiantato alla fine di Aprile mentre, l’eucalipto, viene semplicemente tagliato ogni 13 anni se si intende portarlo a produrre anche legna, altrimenti molti meno anni se lo si vuole utilizzare solo/anche come biomassa. L’effetto è devastante, come facile intuire: da un lato si ha un drenaggio dalla filiera agroalimentare della pannocchia di mais che nella fase di mietitura non viene salvata ma triturata assieme al resto della pianta creando anche deficit di mais nel mercato sardo pur avendo, dalla comunità europea, i contributi per un prodotto che sarebbe dovuto finire nel mercato agroalimentare e non dentro una “batteria”. Dall’altro si ha un incremento esponenziale dei milioni di metri cubi di acqua che questa coltura necessita (per ogni ettaro di mais mediamente si assorbono 8.000 mc di acqua, se i cicli annui sono due, si raddoppia per arrivare a 16.000 metri cubi d’acqua all’anno). Se si ipotizzasse che, nella sola Nurra, l’incremento delle richieste di Mais siano addebitabili all’uso come biomassa, si avrebbe annualmente un consumo di 6,4 Mmc fermo restando che nessuno può garantire che non vengano prenotate anche parte delle produzioni tradizionali, al fine di garantire un afflusso costante al biodigestore (quindi una % degli altri 4 Mmc consumati). Le colture forestali, invece, hanno bisogno solitamente di poca acqua che, nel computo generale, comunque è un numero da non sottovalutare. Gli ettari nella sola Nurra sono annualmente circa 250/300 ed assorbono altri 750.000 Mc d’acqua. Gran parte di queste piantagioni di eucalipto sono in capo ad una società spagnola che ha fatto richiesta, ottenendola, di risorsa idrica. Nella sola Nurra ci sono attivi 4 biodigestori. Il caso del mais è una parte ma anche altre colture possono essere destinate ai biodigestori e pertanto drenate dalla filiera agroalimentare. Attualmente nella sola Nurra, sono previsti assorbimenti irrigui per circa 10 Mmc per la sola coltura del Mais e 750.000 per le forestali. Quante di queste produzioni sono finite come biomassa devastando le già esigue risorse irrigue destinate all’agricoltura vera? Quanto è diffusa negli altri Consorzi questa “pratica”? La Regione sta ignorando questa gravissima realtà che rischia davvero di mettere sotto ricatto tutto il sistema agricolo trasformando il sistema produttivo sardo in un campo di produzione di biomasse, diventando ostaggio di questo sistema e cancellando il sistema agricolo e agevolando le speculazioni fondamentali nell’import di mangimi e prodotti agroalimentari. Il famoso “cardo” coltivabile in asciutto, dagli studi fatti nel territorio di Porto Torres, produrrebbe una pianta a Mq. Se irrigato, a Mq se ne potrebbero coltivare 5. Le conseguenze di quanto detto sono abbastanza intuibili. Si sta, dunque, attentando in modo grave al sistema agricolo della Sardegna. Servono subito azioni forti e decise – ha concluso Mauro Pili. Occorre bloccare subito questo vortice che può soddisfare qualcuno ma che alla fine diventa un vero e proprio tritatutto dove l’agricoltura e l’allevamento saranno vittime sacrificali di affari pseudo energetici funzionali ad incentivi e business. Tutto sulle spalle di agricoltori e allevatori sardi”.