PILI, IN SARDEGNA I VELENI, I MILIARDI NEI PARADISI FISCALI

LA REGIONE SI COSTITUISCA PARTE CIVILE NEI PROCEDIMENTI DI RECUPERO DEI DENARI: CON QUEI SOLDI DA SEQUESTRARE SI DEVONO PAGARE LE BONIFICHE MILITARI E DELLA PETROLCHIMICA

“In Sardegna hanno inquinato e inquinano. A piene mani hanno nascosto i loro guadagni nei paradisi fiscali. I veleni li sotterravano nella nostra terra, i soldi se li portavano nelle piattaforme finanziarie offshore. Guarda caso i due soggetti miliardari finiti nelle segrete carte di Paradise Papers sono due soggetti che in Sardegna hanno dominato e dominano, il primo nelle servitù militari, Vitrociset, il secondo nella petrolchimica, Rovelli e posteri. Veri e propri fiumi di denaro di Stato sia per il primo che per il secondo, funzionali a guadagni stellari e a inquinamenti irreversibili. Quello che sta emergendo in queste ore è il raccapricciante e perverso intrigo tra Sardegna, inquinamento e affari di Stato. Miliardi di euro nascosti nei paradisi fiscali nascosti da coloro che hanno usato la Sardegna come un’imponente discarica di Stato. Ora la regione si costituisca parte civile nei procedimenti di recupero di questa imponente evasione e trafugamento di denari: con quei fondi occultati si devono pagare i danni e i disastri ambientali in terra sarda”. Lo ha scritto il deputato di Unidos Mauro Pili in un’interrogazione parlamentare con la quale chiede che il governo venga immediatamente a rispondere in aula su questo scandalo che coinvolge le primarie società che governano la sicurezza in Italia e che hanno inquinato in lungo in largo la Sardegna a partire dalle basi militari alla petrolchimica.
“I documenti riservati dei Paradise Papers rivelano infatti che la Vitrociset la società Padre, padrone del poligono di Quirra ha nascosto una valanga di soldi nei paradisi fiscali, alla faccia di trasparenza e sicurezza di Stato. Da una parte fornivano missili e armi al ministero della Difesa, della Giustizia e dell’Interno e dall’altra avevano attivato un vero e proprio denarodotto verso le cassaforti estere e al sicuro da occhi indiscreti. La società dominus delle basi militari sarde, in grado di rifornire senza gare e a trattative private semiserie esercito, marina, aviazione, aeroporti, polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, agenzia spaziale, Nato e Banca d’Italia, era il frutto del più imponente scandalo di stato della prima repubblica con la fuga del suo patron Camillo Crociani. Tutto era finito e scomparso nel tortuoso intrigo di società offshore costituite dalla compagine familiare delle donne di Crociani, moglie e due figlie, con l’obiettivo chiaro di non lasciare impronte digitali su quel patrimonio. Una società con miliardi nei paradisi fiscali che continua a prelevare a piene mani dalle casse dello stato, ultimo in ordine di tempo il cantiere di Capo Frasca con l’affidamento dei lavori di movimento terra proprio alla Vitrociset di Crociani. Una società di elevata tecnologia “costretta” a fare anche i movimenti terra dentro i poligoni, ovviamente a suon di milioni di euro. Stiamo parlando della stessa Vitrociset che governa l’intero poligono del salto di Quirra. Una società che da quanto sta emergendo dal fascicolo dei Paradise Paper ha nascosto miliardi di euro passati e recenti fregandosene di essere la società di fiducia dello Stato, lo stesso Stato che veniva depredato fiscalmente proprio dalla Vitrociset. Di sicuro gli intrecci tra questa società e gli alti vertici dello Stato non sono mai venuti meno se si pensa che negli ultimi anni il presidente della società era diventato niente popò di meno che il numero uno del ministero della difesa, quel capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Mario Arpino. Com’è possibile che un uomo con quell’incarico di vertice abbia assunto la guida di una società privata e poi non si sia mai accorto di questo imponente flusso di denaro verso i paradisi fiscali? Un viaggio esotico infinito di denari guadagnati in Italia e finiti chissà come in isole e casseforti a tasse zero. I segreti di Vitrociset svelati dai documenti riservati dei paradisi fiscali ottenuti dal consorzio dei giornalisti d’inchiesta e in Italia da L’Espresso raccontano una storia che conferma, documentandola con un cumulo infinito di atti che mettono ai raggi x la storia inquietante di chi gestisce i più delicati e importanti apparati di sicurezza dello Stato. Una società sottoposta al golden power da parte del governo che la può comprare per evitare che possa essere scalata da stati stranieri o manigoldi. Dunque i soldi guadagnati anche con i poligoni sardi sono finiti ai Caraibi, la Vitrociset, dunque di fatto apparterebbe ad azionisti anonimi, che potrebbero venderla a chiunque, senza dover chiedere niente a nessuno. Una situazione – sostiene Pili nell’interrogazione - che rende inutili i poteri di controllo dello Stato sulla società che controlla tutta l’intelligence di sicurezza e non solo”. “A questo si aggiunge il capitolo petrolchimica con le mega tangenti pagate per lo scarica barile di quella grande industria di veleni ingegnata da Nino Rovelli e compagni. Le industrie generatrice di morte generano miliardi di lire di guadagni illeciti sino a diventare una montagna generata da oltre 11 miliardi di euro, attualizzati, spesi dallo stato in quell’operazione devastante per l’isola. Anche in questo caso denaro incanalato a piene mani verso i paradisi fiscali di mezzo mondo. Ora anche in questo caso serve un risarcimento civile di imponente dimensione per recuperare il mal tolto e tentare di risanare quella devastazione ambientale ai danni della Sardegna e dei Sardi. La Regione – ha concluso Pili - non perda tempo e dia immediato mandato ai legali per perseguire queste ruberie ai danni della nostra terra”.