NUDDA & COMPANY, NEVE E SALE - RIFLESSIONI POST

In qualsiasi contea, provincia, regione o Stato sarebbero rotolate teste. In senso figurato, s'intende. Non vorrei che qualche cretino dedito a scambiare pulviscolo con travi mi denunciasse per istigazione alla ghigliottina.

Rotolate, nel senso di dimissioni. Urgenti, immediate, senza se e senza ma. Tenendo conto della catena di comando, delle funzioni e dei compiti, delle responsabilità e dei doveri.

Salviamo Pigliaru, per ovvie e umane ragioni.

La sua unica, si fa per dire, responsabilità è l'inadeguatezza strutturale e politica della sua esperienza di governo. Non è poco ma sorvoliamo per il momento.

Sicuramente, però, per salvare Pigliaru dalla contesa delle teste che cadono, ne dovrebbero rotolare almeno quattro.

Nell'ordine: l'assessore regionale dell'ambiente, quello degli enti locali, quello dei lavori pubblici e degli affari generali.

L'ultimo dei cattedratici, Affari generali, l'ha fatto di sua iniziativa senza sollecitazione ulteriore. O meglio si è accorto della valanga di No al referendum e ha preferito lasciare. Senza ulteriore infamia.

Gli altri tre, Ambiente, lavori pubblici ed Enti Locali, non lo faranno. Troppo attaccati alla poltrona per concedersi il bel gesto di dimettersi.

Avrebbero avuto il merito clinico di risollevare l'umore e forse anche la salute di Pigliaru.

Non gliene importa niente, in realtà.

I tre hanno una responsabilità plurima, specifica e innegabile.

Dovevano sovrintendere alla gestione della calamità naturale per le loro specifiche competenze, dal coordinamento della protezione civile alla viabilità regionale e dunque provinciale, dalla gestione degli enti territoriali commissariati, vedasi province, ai tagli sistematici di risorse ai comuni sardi.

Non lo hanno fatto. Anzi, hanno fatto il contrario.

Se ne sono fregati. Hanno pensato al proprio cortile e hanno lasciato comuni e popolazioni in balia degli eventi calamitosi.

I sornioni, enti locali e lavori pubblici, se ne fottono e stanno in silenzio, all'ambiente, invece, parlano e fanno danni ulteriori.

Dunque, deve pagare Nudda.

Pagare per tutti. Del resto è il capo della protezione civile. Sintesi della giunta. Braccio operativo! Con licenza di fare danni.

Se gli ignavi della giunta non si dimettono, qualcuno dovrà pure pagare il conto. Il prescelto dal palazzo è Nudda!

E' ovvio, invece, che se neanche Nudda si dovesse dimettere, dopo la disastrosa valanga di fallimenti, non resterebbe che ritornare a Pigliaru, che a quel punto pagherebbe politicamente e non solo per tutti i disastri della protezione civile.

Di cosa devono rispondere? Inadempienza grave e reiterata. Per intenderci, non gli si chiedeva roba da scienziati. Semmai cose da bambini delle scuole elementari che già si dilettano in robotica.

Ai cattedratici di viale Trento non era chiesto tanto. Un semplice ragionamento: da almeno una settimana si sapeva che tra sabato e lunedì scorsi la Sardegna centrale sarebbe stata travolta da un'eccezionale ondata di neve e gelo.

Non serviva un algoritmo per capire che bisognava dislocare tutti i mezzi possibili, antineve e simili nelle zone interne.

Appunto, non ci voleva uno scienziato.

Invece, niente. Anzi, peggio. Hanno persino bloccato e cancellato quello che già esisteva per fronteggiare questo genere di calamità.

Sino allo scorso anno la provincia di Nuoro aveva in essere un appalto per il servizio di sorveglianza, sgombero neve e spargimento sale sulle strade provinciali della provincia di Nuoro, nell’ambito della stagione invernale 2015-2016.

L’appalto comprendeva l'esecuzione di ogni tipologia di opere occorrenti per mantenere libere da neve e ghiaccio e grandi brinate le strade provinciali indicate nell’elenco all’interno del capitolato prestazionale.

L’impresa era incaricata di consentire, il libero transito in qualsiasi condizione di innevamento, procedendo con mezzo meccanico allo sgombero della neve, alla rimozione di piante o altro materiale trascinato dalla neve medesima in prossimità delle scarpate e lo spandimento di sale ogni qualvolta le condizioni meteo lo richiedano.

Nessuno si è posto il problema una settimana prima della nevicata preannunciata se quell'appalto fosse stato rinnovato, se era in essere? Nessuno.

Maninchedda, lavori pubblici, impegnato a fare abigeato politico, Erriu (Enti Locali) ingarbugliato nelle beghe del Pd, Spanu (ambiente) non pervenuta.

L'appalto dopo molti anni non era stato, in realtà, rinnovato.

Niente spazzaneve. Per scelta e decisione della Regione.

Nella catena di comando il sistema della protezione civile, Nudda, avrebbe dovuto fare una verifica amministrativa su quell'appalto.

Chiedere alla provincia di Nuoro, sette giorni prima della nevicata, se fosse operativo il servizio spazzaneve. Giusto un dettaglio!

Del resto dopo i pasticci di Pigliaru e compagni la Provincia è Regione, e la Regione è Provincia.

Commissari di diretta emanazione politica. Figli della lottizzazione. Non si sfugge alle responsabilità. Gira che ti rigiri sempre in viale Trento si ritorna.

Dunque questi signori, accademici del Nudda, non si sono posti il problema numero 1: esiste il servizio di spazzaneve?

I Sindaci nel frattempo, durante la nevicata, invocavano l'arrivo dei mezzi della Regione e dello Stato.

Ma come, Nudda & soci, responsabili della protezione civile regionale e nazionale, non avevano dislocato tutti i mezzi disponibili nei centri abitati che già da una settimana si sapeva sarebbero stati investiti dall'evento calamitoso?

No!

Come se niente fosse Stato e Regione hanno tenuto i mezzi, pochi, a Sassari e a Cagliari.

Forse Spanu, Manichedda ed Erriu si attendevano la nevicata in piazza Yenne a Cagliari o davanti alla fontana di Rosello a Sassari?

Del resto non sanno nemmeno dove sono Fonni, Desulo, Orune e Gavoi. In 6 giorni, nessuno di loro ha avuto la buona creanza istituzionale di presentarsi nei comuni colpiti.

Né prima, e sarebbe stato meglio, né durante, e sarebbe stato il minimo, né dopo, e sarebbe stato quanto meno necessario per porgere le scuse.

E, invece, niente.

E poi, c'è l'amante del porcellino sardo: la signorina Pinotti.

Lei ha la dimestichezza nel far danni con un tweet che anche Trump ha chiesto di incontrarla per capire come sia possibile.

Per fottere Gentiloni nell'annuncio del dispiegamento dell'esercito nelle calamità ha maldestramente postato una foto del 2014. E con la didascalia fotografica annunciava: stiamo già intervenendo. Peccato che le immagini fossero di tre anni prima.

In realtà a Fonni, Desulo, Orune, Gavoi ect. di generali non ne hanno visto.

La Pinotti del resto in Sardegna ci viene mal volentieri, dopo "su proceddu arresciu".

Due anni fa, era ferragosto, passeggiava con elicottero di Stato per le spiagge della Sardegna a consumare a "scrocca" maialetto dentro i poligoni militari (sa scusa).

Si era seccata molto per la mia scarsa eleganza nel farle andare di traverso il maltolto.

Del resto una che conosce la Sardegna solo per le bombe e per le spiagge, come poteva pensare che occorresse il sostegno dell'esercito per fronteggiare la neve?

Appunto. Non è arrivato nessuno.

Concludo. Non siamo in Italia. Siamo in Sardegna. Siamo in un'isola.

Nel 2013, per la drammatica alluvione gli scanzonati ministri del governo Letta, dopo 24 ore dai drammatici fatti, dichiararono: stiamo valutando se far partire la colonna mobile della protezione civile nazionale.

Bene. Ci sarebbero volute altre 48 ore per raggiungere la Sardegna.

In questo caso rilancio la mia ormai storica battaglia: serve che almeno il 50% delle forze armate dislocate in Sardegna siano subito operative in loco attraverso il genio militare.

In Sardegna l'esercito ci deve essere e deve essere anche più consistente. Non per bombardare le coste, non per coprire gli affari di generali e ministri di turno, ma per stare vicini ai cittadini.

Serve un esercito che presidi il territorio contro le calamità, dagli incendi alle alluvioni, dalle nevicate alla sicurezza civile.

Serve fare squadra con i vigili del fuoco, con le forze dell'ordine, con le strutture regionali, con i volontari.

Oso sperarlo e invocarlo.

So bene, però, che chiedere a Pinotti, Spanu, Erriu e Maninchedda di impegnarsi su questo fronte è come invocare il cognome del capo sardo della protezione civile: Nudda, una profezia.

Non si dica, però, che con largo anticipo non stiamo invocando il presidio organizzato del territorio per la prossima stagione antincendio.

In anticipo vorrei dirvi: pianificate un presidio importante dell'Esercito insieme alla Forestale, pianificate un congruo accordo con i vigili del Fuoco, valorizzate i barracelli e coinvolgete senza riserve i volontari.

Invoco la clemenza degli stolti.

Non ditemi perchè non l'ho fatto prima. Vi dovrei rispondere: fatto! Sin dal 1994 ho invocato e ottenuto il prezioso presidio del territorio da parte dell'esercito. E' rimasto il più fulgido esempio di buon governo preventivo delle calamità.

Prevenire e presidiare, del resto, è meglio che reprimere.