Li ho visti in faccia. Li ho sentiti con le mie orecchie. Più di una volta. Cinici come pochi, spregiudicati come quelli si surriscaldavano le mani alla notizia drammatica del terremoto che devastò l’Aquila.
Da sei giorni quelle voci, quei volti volteggiano nei miei pensieri come una mandria di sciacalli che si è nuovamente alzata in volo.
Pronti a colpire. Questa volta con la duplice missione: tentare di incrementare con le disgrazie sismiche affari e PIL (Prodotto interno lordo) del paese e, poi, chiudere una volta per sempre la partita dell’altro affare del secolo, il deposito unico delle scorie nucleari.
Conosco come le mie tasche i metodi persuasivi di chi controlla potere e comunicazione. Li contrasto da troppo tempo per ignorarne mosse e sotterfugi.
A partire da quella maledetta cartina sismica dello Stato italiano. Quella che non si trova da nessuna parte se non te la mandano con messaggio dedicato.
Cartina firmata, autografo Sogin. La società che fu del generale Jean e ora nelle mani di tale Zollino, presidente della più silente sanguisuga di denaro pubblico dello Stato italiano.La società che pianifica con metodi da occupazione militare la calata del grande contenitore di scorie nucleari raccattate di qua e di là nei vecchi impianti a fissione nucleare.
L'agenda di Zollino e Renzi non aveva previsto la disgrazia di Amatrice.
Confidavano tutto nel referendum prossimo, quello della devastazione costituzionale. Avevano messo in sordina tempi e scadenze di legge che imponevano di ubicare il deposito delle scorie nucleari entro lo scorso anno. Hanno tergiversato e preso tempo, giusto in attesa del referendum che secondo i loro piani dovrebbe far entrar in vigore entro l'anno la clausola di "supremazia nazionale" contenuta al comma quarto dell'art.117 della schiforma di stato.
In sintesi: Roma decide e la periferia si deve adeguare. Supremo interesse nazionale. Come il deposito delle scorie nucleari.
E'lì, in quel comma da guerra civile, pensato e voluto per mettere la Sardegna spalle al muro, che Sogin e Renzi riponevano la loro attesa.
Si saranno detti: inutile agitarsi, conquistiamo ancor di più il potere di fare quel che vogliamo e poi imponiamo la nostra scelta.
Tutto questo prima di Amatrice,Accumoli e Arquata.La manna dal cielo per i faccendieri del nucleare.
Non sono passate nemmeno 24 ore quando le tv strizza cervelli dispiegano l'operazione lavatrice. Sciacquare la testa a tutti, Sardi soprattutto.
Da quando la terra ha cominciato a sussultare le Tv di stato e non solo hanno cominciato a mandare in onda, come un carosello sogin, la cartina dell'Italia sismica. Tutto sismico: il nord, il centro, il sud. Tutta bianca, invece, la Sardegna. Intonsa, illibata, eremo di sicurezza sismica per eccellenza.
La missione sogin ha inizio: lavaggio del cervello. Convincere tutti, sardi compresi, che l’unica regione esente dal rischio sismico è proprio la Sardegna. L'unica che, secondo i malsani calcoli di questi signori, può ospitare il deposito unico delle scorie nucleari.
La cartina che va in onda è la stessa che usa il ministero dei trasporti e delle infrastrutture: Sardegna in bianco. Zero infrastrutture, zero investimenti. Zero ferrovie, zero autostrade.
E’ la stessa cartina che usa il ministero dell’ambiente. Sardegna in bianco: zero bonifiche avviate e massimo inquinamento.
E’ la stessa che usa il ministero dello sviluppo: Sardegna in bianco, zero investimenti!
La stessa del Ministero della Difesa. Sardegna in bianco: ovvero tutto vietato, in cielo, in terra e in mare. Estensioni totalizzanti. Per guerre di giorno e di notte, estate compresa.
Nel 2003 il governo Berlusconi affidò ad un guerrafondaio di professione, il generale Jean, la missione di individuare il sito unico delle scorie nucleari. Fu scelta sbagliata nella sostanza, nel metodo e nel nome.
Ricevetti missive più o meno esplicite, i ben informati mi suggerivano: non si può dire di no al Generale Jean, qualunque sia la sua scelta.
In realtà non credo ci fosse la Sardegna nei suoi piani, come dimostrò la scelta successiva, ma la sola ipotesi fu sufficiente per agganciare la giugulare del graduato.
In quella riunione tesissima nel palazzo delle Regioni a Roma l'attacco fu violento: lei, Generale Jean, ha trasgredito ogni regola elementare del rispetto istituzionale, ha predisposto un piano inaccettabile nel metodo e nella sostanza, la sua arroganza è rispedita al mittente. Questo piano è bocciato senza se e senza ma.
Il fronte è aperto: piano rigettato sotto ogni punto di vista. La mia linea passa all'unanimità. Quel piano fu rispedito al mittente. Sonoramente. E la Sardegna guidò la rivolta.
Oggi, nell'anno del terremoto di Amatrice, il palazzo mette da parte i gradi militari e sceglie come strategia i gradi della scala Richter.
Il ragionamento è semplice: se non sei a rischio terremoto devi stoccare le scorie nucleari!
E dunque, la Sardegna. Quella terra povera e desolatamente bistrattata è, per molti di questi signori, una scelta naturale!
Me lo disse senza sotterfugi il presidente della Sogin Zollino, nemmeno tre anni fa, solcando lo spettro della centrale nucleare di Latina: la Sardegna, mi disse, è la terra naturalmente più adatta per il deposito delle scorie nucleari. E' la più sicura. Quella che offre le maggiori garanzie.
Lo guardai fisso, sperando di leggere nei suoi occhi il senso di una stupida provocazione! Non fu così. Zollino parlava seriamente!
Mi limitai a dirgli: provateci, i Sardi per la prima volta useranno le armi.
Sorrise amaro l'uomo Sogin! L'incontro finì con temperature glaciali.
Dopo qualche settimana presentai la prima interrogazione di fuoco sulla gestione Sogin: miliardi di euro spesi senza controllo alcuno, dalla carta igienica alle assicurazioni per trasportare via mare le scorie nucleari.
Un mare magnum di denaro per foraggiare affari e faccendieri nucleari. Trattative privatissime sempre con lo stesso giro.
E dopo aver speso milioni di euro per un spot formato famiglia, commissionato alla Saatchi & Saatchi, i vecchi amici di Soru, ora tentano lo spot della cartina sismica.
I Sardi sono un Popolo mite, taciturno, qualcuno si è illuso persino stolto, ma non c'è peggior sorte di provocare chi appare sopraffatto e indifeso.
Sappiano Renzi, Zollino e compagni che il Popolo sardo riconosce una sola cartina: quella del Creato!
E lì, nel suo paradiso naturale, è segnata la vocazione della nostra terra e del nostro Popolo.
Lasciate perdere la Sardegna. Non siamo, per grazia ricevuta, terra sismica e mai saremo terra nucleare!
E a buon intenditore poche parole!